Pagina:Guasti - Sigilli pratesi.djvu/21


— 11 —


nale Galeotto1, nipote di papa Giulio II, passò di Prato; ed intesa la piacevolezza di questo Balduccio (che così era chiamato), volse che lo andasse a servire. E tornandosi il Cardinale a Roma, Balduccio il serviva molto gratamente; e perchè in questo tempo vacò il castellano d’Ostia, il Cardinale s’adoperò col Papa, e lo fece avere a Balduccio: il quale, vivente Giulio, v’acquistò gran danaio. Il che intendendo il Papa, gli fece disegno a dosso; e un giorno, sotto pretesto d’andare a vedere la fortezza d’Ostia, vi cavalcò: che del tutto era consapevole Balduccio, perchè troppo conosceva la natura di que’preti. Ed arrivato là il Papa, non però con molto sforzo, anzi più presto sconosciuto, fece motto alla fortezza. Balduccio, allegramente affacciandosi, domandò chi e’ si fussero. Al quale rispose Giulio e gli disse, che era il Papa, che voleva entrare. Baldo gli rispose, che se fusse stato il Papa, sarebbe in altro abito; e che non lo conosceva, nè gli voleva aprire: anzi, che subito si levassi da quella porta, perchè lo farebbe levare con l’artiglieria. E dopo un lungo tirar di parole, Giulio se ne partì senza altramente entrarvi: del che si tenne quasi schernito, benché gli altri la pigliasseno per piacevolezza che Balduccio aveva voluto usare al Papa. Dopo questa burla Balduccio, al quale parve d’avere scampato il primo punto, e salvato l’aver suo, cominciò a pensare che ’l Papa, essendo di natura collerico, l’avesse avuto molto a sdegno, e ne dubitava: ma il meglio che possette quetò la cosa per via del cardinale Galeotto, e con ogni sua diligenza si risolse (avendo ingrassato, come si dice, il porco) di tornarsene a Prato: il che fece. Ma prima, essendo vacata la Badìa di San Fabiano di Prato, il Cardinale gliene fece presente, l’anno 1505; della quale fu abbate. Ed era cubiculario

  1. Il cardinale Frangiotto della Rovere passò di Prato nel 1503.