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dere i conti agli amministratori. E il Benini sentiva lo spirito de’ tempi; onestamente lo secondava. Direi ancora, che un’aura del secolo passato fosse venuta fino a lui: ma la prima educazione (egli la ripeteva dalla madre, benefica donna, carattere risoluto e di molto buon senso); la conoscenza di tanti, che dà modo a paragonare, e fa stimare più i buoni; finalmente la sventura, ch’è scuola di perfezione; lo ritennero nelle regioni serene della cristiana sapienza, dove a piè del dubbio rampolla il vero, e l’ombre dan risalto alla luce.

Non scese il Benini propriamente nel campo della politica; sebbene suo fosse il Programma per il comitato elettorale del 48, sue in gran parte le Avvertenze sulla legge elettorale toscana, e sue le Istruzioni per il deputato pratese. Il Comune mandò altri a rappresentarlo: e se alcuno lo potè credere ambizioso d’esser prescelto, non si ricordò che bastava volere. Ma egli possedeva la signoria delle proprie idee, che ben fu detta più ammirabile e difficile di quella de’ propri affetti; e la costanza ne’ principii era tale in lui da parere difetto. Parve anzi a certuni, pe’ quali il mutar pensiero è come cambiar di panni. Il Benini era liberale: sdegnando però ugualmente cortigiani e settarii, non voleva la libertà nè data per balocco nè adoperata come flagello; e però non ebbe i favori delle anticamere, nè i suffragi della piazza: ma ogni governo lo tenne in conto d’onesto, e il popolo lo trovò sempre benefico. Quando un giornale democratico stampò nel 48, che non s’era fatto mai nulla per le così dette masse, il Benini prese a mostrare in un lungo scritto, quello che da’ nostri maggiori s’era fatto in Prato per cacciar dal popolo l’ignoranza e alleviar la miseria. Fu questo uno dei lavori ch’egli diede al Calendario Pratese; libro modestissimo, cominciato a pubblicare nel 1845 da una compagnia di cittadini, ch’io ebbi la sodisfazione di tenere uniti nel dolce studio delle patrie memorie. Tre generazioni vi concorsero: due eletti ingegni della nuova, il Fossi e il Costantini, si spensero prima dei più vecchi; e ora, trascorsi appona tre lustri, il numero dei morti agguaglia già quello de’ superstiti. Ne’ sei volumetti