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Mirtillo. Come selvaggia fera,

cacciata da la fame,
esce dal bosco e ’l peregrino assale,
tal io, ché sol de’ tuo’ begli occhi i’ vivo.
Poi che l’amato cibo
o tua fierezza o mio destin mi nega,
se, famelico amante,
uscendo oggi de’ boschi ov’io soffersi
digiun misero e lungo,
quello scampo tentai per mia salute,
che mi dettò necessitá d’amore,
% non incolpar giá me, ninfa crudele;
te sola pur incolpa,
ché, se co’ preghi sol, come dicesti,
s’ama discretamente, e con lusinghe,
e ciò da me non aspettasti mai,
tu sola, tu m’hai tolto,
con la durezza tua, con la tua fuga,
Tesser discreto amante.
Amarili.i. Assai discreto amante esser potevi,
lasciando di seguir chi ti fuggiva.
Pur sai che ’nvan mi segui.
Che vói da me?
Mirtillo. Ch’una sola fiata
degni almen d’ascoltarmi, anzi ch’io moia.
Amarili.i. Buon per te che la grazia,
prima che l’abbi chiesta, hai ricevuta.
Vattene dunque.
Mirtillo. Ah! ninfa,
quel che t’ho detto, a pena
è una minuta stilla
de l’infinito mar del pianto mio.
Deh! se non per pietate,
almen per tuo diletto ascolta, cruda,
di chi si vuol morir gli ultimi accenti.
Amarilli. Per levar te d’errore e me d’impaccio,