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Amarilli. Alfin séte venute. E che pensaste

di non far altro che bendarmi gli occhi?
Pazzerelle che séte! Or cominciamo.
Coro. Cieco, Amor, non ti cred’io,
ma fai cieco il desio
di chi ti crede;
ché, s’hai pur poca vista, hai minor fede.
Cieco o no, mi tenti invano;
e per girti lontano
ecco m’allargo;
che, cosi cieco, ancor vedi piú d’Argo.
Cosi cieco m’annodasti
e cieco m’ingannasti;
or che vo sciolto,
se ti credessi piú, sarei ben stolto.
Fuggi e scherza pur, se sai;
giá non fara’ tu mai
che ’n te mi fidi,
perché non sai scherzar se non ancidi.
Amarilli. Ma voi giocate troppo largo e troppo
vi guardate da rischio:
fuggir bisogna si, ma ferir prima.
Toccatemi, accostatevi, ché sempre
non ve n’andrete sciolte.
Mirtillo. O sommi dèi, che miro? o dove sono?
in cielo o in terra? O cieli,
i vostri eterni giri
han si dolce armonia? le vostre stelle
han si leggiadri aspetti?
Coro. Ma tu pur, perfido cieco,
mi chiami a scherzar teco;
ed ecco scherzo
e col piè fuggo e con la man ti sferzo.
E corro e ti percoto,
e tu t’aggiri a vóto.
Ti pungo ad ora ad ora: