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l’arco tu sempre esercitar potrai:

ché, sol come vorrai,
il porterò, tua serva,
il proverò, tua preda,
e sarò del tuo strai faretra e segno.
Ma con chi parlo? ahi, lassa!
teco, che non m’ascolti e via ten fuggi.
Ma fuggi pur: ti seguirá Dorinda
nel crudo inferno ancor, s’alcun inferno
piú crudo aver poss’io
de la fierezza tua, del dolor mio.

SCENA QUARTA

Corisca.

Oh, come favorisce i miei disegni

Fortuna molto piú ch’io non sperai!
Non ha ragion di favorir colei
che, sonnacchiosa, il suo favor non chiede.
Ha ben ella gran forza, e non la chiama
«possente dea» senza ragione il mondo;
ma bisogna incontrarla e farle vezzi,
spianandole il sentiero. I neghittosi
saran di rado fortunati o mai.
Se non m’avesse la mia industria fatta
compagna di colei, che potrebbe ora
giovarmi una si comoda e sicura
occasion di ben condurre a fine
il mio pensiero? Avria qualch’altra sciocca
la sua rivai fuggita; e, segni aperti
de la sua gelosia portando in fronte,
di mal occhio guatata anco l’avrebbe,
e mal avrebbe fatto, ch’assai meglio
da l’aperto nemico altri si guarda,