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la speme degli amanti e come amore

la radice ha soave, il frutto amaro.
Ne la bella stagion che ’l di s’avanza
sovra la notte, or compie l’anno a punto,
questa leggiadra pellegrina, questo
novo sol di beltade,
venne a far di sua vista,
quasi d’un’altra primavera, adorno
il mio solo per lei leggiadro allora
e fortunato nido, Elide e Pisa,
condotta da la madre
in que’ solenni di che del gran Giove
i sacrifici e i giochi
si soglion celebrar, famosi tanto,
per farne a’ suoi begli occhi
spettacolo beato;
ma furon que’ begli occhi
spettacolo d’Amore
d’ogn’altro assai maggiore.
Ond’io, che fin allor fiamma amorosa
non avea piú sentita,
oimè! non cosi tosto
mirato ebbi quel volto,
che di subito n’arsi,
e, senza far difesa al primo sguardo
che mi drizzò negli occhi,
sentii correr nel seno
una bellezza imperiosa e dirmi :
— Dammi il tuo cor, Mirtillo. —
Ergasto. Oh quanto può ne’petti nostri Amore!
né ben il può saper se non chi ’l prova.
Mirtillo. Mira ciò che sa fare anco ne’ petti
piú semplici e piú molli Amore industre.
Io fo del mio pensiero una mia cara
sorella consapevole, compagna
de la mia cruda ninfa
G. B. Guarini. 4