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Montano. Ma senza gli anni è naturai difetto.

Titiro. Sempre e’ fiorisce alla stagion piú verde.
Montano. Può ben, forse, fiorir, ma senza frutto.
Titiro. Col fior, maturo ha sempre il frutto amore.
Qui non venn’io né per garrir, Montano,
né per contender teco, ché né posso
né fare il debbo; ma son padre anch’io
d’unica e cara e, se mi lece dirlo,
meritevole figlia e, con tua pace,
da molti chiesta e desiata ancora.
Montano. Titiro, ancor che queste nozze in cielo
non iscorgesse alto destin, le scorge
la fede in terra, e ’l violarla fora
un violar de la gran Cintia il nume
a cui fu data; e tu sai pur quant’ella
è disdegnosa e contra noi sdegnata.
Ma, per quel ch’i’ ne sento e quanto puote
mente sacerdotal rapita al cielo
spiar lá su di que’ consigli eterni,
per man del Fato è questo nodo ordito;
e tutti sortiranno, abbi pur fede,
a suo tempo maturi anco i presagi.
Piú ti vo’ dir, ché questa notte in sogno
veduto ho cosa onde l’antica speme
piú che mai nel mio cor si rinnovella.
Titiro. Son i sogni alfin sogni. E che vedesti?
Montano. Io credo ben ch’abbi memoria (e quale
si stupido è tra noi ch’oggi non l’abbia?)
di quella notte lagrimosa, quando
il tumido Ladon ruppe le sponde,
si che lá dove avean gli augelli il nido,
notáro i pesci, e in un medesmo corso
gli uomini e gli animali
e le mandre e gli armenti
trasse l’onda rapace.
In quella stessa notte