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sapesse che tutti universalmente apprendevano, e negassesi di sapere quello che ’l non sapere si riputava vergogna». E però, chi vorrá dubitare che non sia verisimile che persone d’una tal vita, d’un tale studio non avessero giá contratto un abito cosi stabile di favellar poetico, figurato e leggiadro, che quanto loro usciva di bocca, o in pubblico o in privato, fosse favella piena di numeri e di vaghezza? in quella guisa che di se stesso diceva Ovidio: Quicquid conabar dicere, versus erat. Ciò che io voleva dir, sonava in versi. Chi vorrá dire che gente avvezza a non discorrere, a non pensare, a non esercitar mai altro che nobilissimi canti e leg- giadrissime poesie, quando per lor diletto, quando per obbligo, quando per fin di onore, quando per zelo di religione, non fa- vellassero, piú di quello che dir si possa, altamente e spiritosa- mente, ogni volta che loro veniva alcuna grande occasione di farlo, si come quella del Pastor fido , o di pregare o di muovere o di persuadere o di amplificare o d’esprimere alcuno di quegli affetti, che sono si frequenti e si propri delle sceniche poesie? Che se Teocrito e Virgilio fecero alcuna volta i bifolchi fuor del costume loro si nobilmente discorrere, perché non sará lecito a noi di fare ornatamente parlare i sacerdoti e gli eroi, la cui professione, e per costume e per legge, non era altro che musica e poesia? E, si come nella commedia i motti e le facezie son verisimili non per altro che per essere in bocca de’ cittadini, i quali sono in si fatti scherzi abituati per modo che, quantunque fare il volesseno, non potrebbono rimanersene; cosi nel Pastor fido quelle vivezze, quegli ornamenti che «lirici» sono detti, non repugnano al verisimile (parlo del verisimile non retorico, ma poetico), essendo proprissimi di coloro che cosi parlano, né altramenti parlar saprebbono. E chi non vede che le si fatte vaghezze sono i sali di quel poema, al quale, per non essere puro comico, non si richiede l’uso de’ ridicoli si frequente, ma in vece loro vi s’adopran gli spiriti, le vaghezze e gli scherzi, che non sono, come s’è detto, fuori del verisimile, e altrettanto,