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Tesser amato, il possedere amando

un riamante core,
so ben io che diresti!
— Dolce vita amorosa,
perché si tardi nel mio cor venisti? —
Lascia, lascia le selve,
folle garzon ; lascia le fère, ed ama.
Silvio. Lineo, di’ pur, se sai :
mille ninfe darei per una fèra
che da Melampo mia cacciata fosse.
Godasi queste gioie
chi n’ha di me piú gusto; io non le sento.
Linco. E che sentirai tu, s’amor non senti,
sola cagion di ciò che sente il mondo?
Ma credimi, fanciullo:
a tempo il sentirai,
che tempo non avrai.
Vuol una volta Amor ne’ còri nostri
mostrar quant’egli vale.
Credi a me pur, che ’l provo:
non è pena maggiore,
che ’n vecchie membra il pizzicor d’amore,
ché mal si può sanar quel che s’offende,
quanto piú di sanarlo altri procura.
Se ’l giovinetto core Amor ti pugne,
Amor anco te l’ugne:
se col duol il tormenta,
con la speme il consola ;
e s’un tempo rancide, alfine il sana.
Ma s’e’ ti giugne in quella fredda etade,
ove il proprio difetto
piú che la colpa altrui spesso si piagne,
allora insopportabili e mortali
son le sue piaghe, allor le pene acerbe;
allora, se pietá tu cerchi, male
se non la trovi; e, se la trovi, peggio.