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Corisca. (Oimè, ché troppo è vero! E cotal frutto

da le tue vanitá, misera, mieti!
Oh pensieri, oh desiri
non meno ingiusti che fallaci e vani!
Dunque d’una innocente
ho bramata la morte
per adempir le mie sfrenate voglie?
Si cruda fui? si cieca?
Chi m’apre or gli occhi? Ah, misera! che veggio?
Porror del mio peccato,
che di felicitá sembianza avea!)
Pastori. Vieni, santo Imeneo,
seconda i nostri voti e i nostri canti ;
scorgi 1 beati amanti,
l’uno e l’altro celeste semideo;
stringi il nodo fatai, santo Imeneo
Deh! mira, o pastor fido,
dopo lagrime tante
e dopo tanti affanni, ove se’ giunto.
Non è questa colei, che t’era tolta
da le leggi del cielo e de la terra?
dal tuo crudo destino?
da le sue caste voglie?
dal tuo povero stato?
da la sua data fede e da la morte?
Eccola tua, Mirtillo!
Quel volto amato tanto e que’ begli occhi
quel seno e quelle mani,
e quel tutto che miri ed odi e tocchi,
da te giá tanto sospirato invano,
sará ora mercede
de la tua invitta fede. E tu non parli?
Mirtillo. Come parlar poss’io,
se non so d’esser vivo?
né so s’io veggia o senta
quel che pur di vedere