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degna di cancellar l’antico errore

de l’infedele e misera Lucrina.
Con quest’atto mirabile e stupendo,
piú che col sangue umano.
l’ira del ciel si placa
e quel si rende a la giustizia eterna,
che giá le tolse il femminile oltraggio.
Questa fu la cagion che non si tosto
giuns’egli al tempio a rinnovar il voto,
che cessar tutti i mostruosi segni:
non stilla piú dal simulacro eterno
sudor di sangue, e piú non trema il suolo,
né strepitosa piú né piú putente
è la caverna sacra: anzi da lei
vien si dolce armonia, si grato odore,
che non l’avrebbe piú soave il cielo,
se voce o spirto aver potesse il cielo.
O alta Providenza, o sommi dèi,
se le parole mie
fosser anime tutte,
e tutte al vostro onore
oggi le consacrassi, a le dovute
grazie non basterian di tanto dono.
Ma come posso, ecco le rendo, o santi
numi del ciel, con le ginocchia a terra
umilemente. Oh, quanto
vi son io debitor perch’oggi vivo!
Ho di mia vita corsi
cent’anni giá, né seppi mai che fosse
viver, né mi fu mai
la cara vita, se non oggi, cara.
Oggi a viver comincio, oggi rinasco.
Ma che perd’ io con le parole il tempo,
che si de’ dar a l’opre!
Ergimi, figlio, ché levar non posso
giá senza te queste cadenti membra.