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Carino. Deh! ministro cortese,

prima che sopra il capo
di quel garzon cada il tuo ferro, dimmi
perché more il meschino. Io te ne prego
per quella dea ch’adori.
Montano. Per nume tal tu mi scongiuri, ch’empio
sarei se tei negassi.
Ma che t’importa ciò?
Carino. Piú che non credi.
Montano. Perch’egli stesso a volontaria morte
s’è per altrui donato.
Carino. Dunque per altrui more?
Anch’io morrò per lui. Deh! per pietate,
drizza in vece di quello
a questo capo giá cadente il colpo.
Montano. Amico, tu vaneggi.
Carino. E perché a me si nega
quel ch’a lui si concede?
Montano. Perché se’ forastiero.
Carino. E s’io non fussi?
Montano. Né fare anco il potresti,
ché «campar per altrui
non può chi per altrui s’offerse a morte».
Ma dimmi: chi se’tu, se pur è vero
che non sii forestiero?
A l’abito tu certo
arcade non mi sembri.
Carino. Arcade sono.
Montano. In questa terra giá non mi sovviene
d’averti io mai veduto.
Carino. In questa terra nacqui, e son Carino,
padre di quel meschino.
Montano. Padre tu di Mirtillo? oh come giugni
a te stesso ed a noi troppo importuno !
Scostati immantenente,
ché col paterno affetto