Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/187

Nicandro. Eccoti il nappo.

Montano. Cosi l’ira sia spenta
che destò nel tuo cor perfida ninfa,
come spegne la fiamma
questa cadente linfa.
Carino. (Pur questo è sacrificio,
né vittima ci veggio.)
Montano. Or tutto è preparato,
né manca altro che ’1 fin. Dammi la scure.
Carino. (Vegg’io forse, o m’inganno, un che nel tergo
ad uom si rassomiglia,
con le ginocchia a terra?
È forse egli la vittima? Oh meschino!
Egli è per certo, e gli tien giá la mano
il sacerdote in capo.
Infelice mia patria! ancor non hai
l’ira del ciel dopo tant’anni estinta?)
Pastori. O figlia del gran Giove,
o sorella del Sol, ch’ai cieco mondo
splendi nel primo ciel, Febo secondo!
Montano. Vindice dea, che la privata colpa
con publico flagello in noi punisci,
(cosi ti piace, e forse
cosi sta ne l’abisso
de l’immutabil providenza eterna),
poi che l’impuro sangue
de l’infedel Lucrina in te non valse
a dissetar quella giustizia ardente
che del ben nostro ha sete,
bevi questo innocente
di volontaria vittima e d’amante
non inen d’Aminta fido,
ch’ai sacro altare in tua vendetta uccido.
Pastori. O figlia del gran Giove,
o sorella del Sol, ch’ai cieco mondo
splendi nel primo ciel, Febo secondo!