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Tu con un breve sospirar, che morte

sembra agli animi vili,
immortalmente al tuo morir t’involi.
E, quando avrá giá fatto
l’invida etá, dopo mill’anni e mille,
di tanti nomi altrui l’usato scempio,
vivrai tu allor, di vera fede esempio.
Ma, perché vuol la legge
che taciturna vittima tu moia,
prima che pieghi le ginocchia a terra,
se cosa hai qui da dir, dilla, e poi taci.
Mirtillo. Padre, ché padre di chiamarti, ancora
che morir debbia per tua man, mi giova,
lascio il corpo a la terra
e lo spirto a colei eh’è la mia vita.
Ma, s’avvien ch’ella moia,
come di far minaccia, oimè! qual parte
di me resterá viva?
Oh, che dolce morir, quando sol meco
il mio mortai moria,
né bramava morir l’anima mia!
Ma, se merta pietá colui che more
per soverchia pietá, padre cortese,
provvedi tu ch’ella non moia, e ch’io
con questa speme a miglior vita i’ passi.
Paghisi il mio destin de la mia morte,
sfoghisi col mio strazio.
Ma, poi ch’io sarò morto, ah! non mi tolga
ch’i’ viva almeno in lei
con l’alma da le membra disunita,
se d’unirmi con lei mi tolse in vita.
Montano. (A gran pena le lagrime ritegno.
O nostra umanitá, quanto se’frale!)
Figlio, sta’ di buon cor, ché quanto brami
di far prometto. E ciò per questo capo
ti giuro, e questa man ti do per pegno.