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o viva o morta, oggi sarai mia sposa;

e teco sará Silvio o vivo o morto.
Linco. E come a tempo, or ch’Amarilli ha spento
e le nozze e la vita e l’onestate!
Oh coppia benedetta! O sommi dèi,
date con una sola
salute a duo la vita.
Dorinda. Silvio, come son lassa! A pena posso
reggermi, oimè! su questo fianco offeso.
Silvio. Sta’ di buon cor, ch’a questo
si troverá rimedio. A noi sarai
tu cara soma e noi a te sostegno.
Linco, dammi la mano.
Linco. Eccola pronta.
Silvio. Tiella ben ferma, e del tuo braccio e mio
a lei si faccia seggio.
Tu, Dorinda, qui posa;
e quinci col tuo destro
braccio il collo di Linco, e quindi il mio
cingi col tuo sinistro; e si t’adatta
soavemente che ’l ferito fianco
non se ne dolga.
Dorinda. Ahi, punta
crudel che mi trafigge!
Silvio. A tuo bell’agio
acconciati, ben mio.
Dorinda. Or mi par di star bene.
Silvio. Linco, va’ col piè fermo.
Linco. E tu col braccio
non vacillar, ma va’ diritto e sodo,
ché ti bisogna, sai? Questo è ben altro
trionfar che d’un teschio.
Silvio. Dimmi, Dorinda mia: come ti pugne
forte lo strai?
Dorinda. Mi pugne, si, cor mio;
ma nelle braccia tue
Tesser punta m’è caro e’l morir dolce.