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anima cruda si. ma però bella,

non mi negar a l’ultimo sospiro
un tuo solo sospir. Beata morte,
se raddolcissi tu con questa sola
voce cortese e pia:
— Va’ in pace, anima mia! —
Silvio. Dorinda, ah! dirò «mia» se mia non sei
se non quando ti perdo e quando morte
da me ricevi, e mia non fosti allora
ch’i’ti potei dar vita?
Pur «mia» dirò, ché mia
sarai mal grado di mia dura sorte;
e, se mia non sarai con la tua vita,
sarai con la mia morte.
Tutto quel che ’n me vedi,
a vendicarti è pronto.
Con quest’armi t’ancisi,
e tu con queste ancor m’anciderai.
Ti fui crudele, ed io
altro da te che crudeltá non bramo.
Ti disprezzai superbo:
ecco, piegando le ginocchia a terra,
riverente t’adoro
e ti cheggio perdon, ma non giá vita.
Ecco gli strali e l’arco;
ma non ferir giá tu gli occhi o le mani,
colpevoli ministri
d’innocente voler; ferisci il petto,
ferisci questo mostro,
di pietade e d’amore aspro nemico;
ferisci questo cor che ti fu crudo:
eccoti il petto ignudo.
Dorinda. Ferir quel petto, Silvio?
Non bisognava agli occhi miei scovrirlo,
s’avevi pur desio ch’io tei ferissi.
O bellissimo scoglio,