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Oimè! Silvio infelice,
oimè! che hai tu fatto?
Hai ferito un pastor sotto la scorza
d’un lupo. Oh fiero caso! oh caso acerbo,
da viver sempre misero e dolente !
E’ mi par di conoscerlo, il meschino;
e Lineo è seco, che ’l sostene e regge.
Oh funesta saetta ! oh voto infausto !
E tu che la scorgesti,
e tu che l’esaudisti,
nume di lei piú infausto e piú funesto!
Io dunque reo de l’altrui sangue? io dunque
cagion de l’altrui morte? io, che fui dianzi
per la salute altrui
si largo sprezzator de la mia vita,
sprezzator del mio sangue?
Va’, getta l’armi e senza gloria vivi,
profano cacciator, profano arciero!
Ma ecco lo infelice,
di te però men infelice assai.
SCENA NONA
Linco, Silvio, Dorinda.
reggiti tutta pur su queste braccia,
infelice Dorinda.
Silvio. (Oimè! Dorinda?
Son morto.)
Dorinda. O Linco, Linco,
o mio secondo padre!
Silvio. (È Dorinda per certo. Ahi voce! ahi vista!)
Dorinda. Ben era, Linco, il sostener Dorinda
ufficio a te fatale.