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Padre, un tempo si dolce e caro nome

ch’invocar non soleva indarno mai,
cosi le nozze fai
de la tua cara figlia?
Sposa il mattino e vittima la sera?
Nicandro. Deh! non penar piú, ninfa.
A che tormenti indarno
e te stessa ed altrui?
È tempo ornai che ti conduca al tempio,
né ’l mio debito vuol che piú s’indugi.
Amarilli. Dunque addio, care selve;
care mie selve, addio!
Ricevete questi ultimi sospiri,
fin che, sciolta da ferro ingiusto e crudo,
torni la mia fredd’ombra
a le vostr’ombre amate,
ché nel penoso inferno
non può gir innocente,
né può star tra’ beati
disperata e dolente.
O Mirtillo, Mirtillo!
ben fu misero il di che pria ti vidi
e ’l di che pria ti piacqui,
poi che la vita mia,
piú cara a te che la tua vita assai,
cosi pur non dovea
per altro esser tua vita,
che per esser cagion de la mia morte.
Cosi (chi ’l crederia?)
per te dannata more
colei che ti fu cruda
per viver innocente.
Oh, per me troppo ardente
e per te poco ardito! Era pur meglio
o peccar o fuggire.
In ogni modo, i’ moro, e senza colpa
G. B. Guarini.