Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/150

ho fatto come suol medica mano

pietosamente acerba,
che va con ferro o stilo
le latebre tentando
di profonda ferita,
ov’ella è piú sospetta e piú mortale.
Quétati dunque ornai,
né voler contrastar piú lungamente
a quel eh’è giá di te scritto nel cielo.
Amarilli. Oh sentenza crudele,
ovunque ella sia scritta, o ’n cielo o ’n terra!
Ma in ciel giá non è scritta,
ché lá su nota è l’innocenzia mia.
Ma che mi vai, se pur convien eh’i’mora?
Ahi, questo è pure il duro passo! ahi, questo
è pur l’amaro calice, Nicandro!
Deh! per quella pietá che tu mi mostri,
non mi condur, ti prego,
si tosto al tempio. Aspetta ancora, aspetta.
Nicandro. O ninfa, ninfa! a chi ’l morir è grave,
ogni momento è morte.
Che tardi tu il tuo male?
Altro mal non ha morte
che ’l pensar a morire.
E chi morir pur deve,
quanto piú tosto more,
tanto piú tosto al suo morir s’invola.
Amarilli. Mi verrá forse alcun soccorso intanto.
Padre mio, caro padre,
e tu ancor m’abbandoni?
Padre d’unica figlia,
cosi morir mi lasci e non m’aiti?
Almen non mi negar gli ultimi baci.
Ferirá pur duo petti un ferro solo;
verserá pur la piaga
di tua figlia il tuo sangue.