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passar fors’anco a piú tranquilla vita.

Ma troppo, oimè! Nicandro,
troppo mi pesa in si giovane etate,
in si alta fortuna,
il dover cosi subito morire,
e morir innocente.
Nicandro. Piacesse a! ciel che gli uomini piú tosto
avesser contra te, ninfa, peccato,
che tu peccato incontra ’1 cielo avessi,
ch’assai piú agevolmente oggi potremmo
ristorar te del violato nome,
che lui placar del violato nume.
Ma non so giá veder chi t’abbia offesa,
se non te stessa tu, misera ninfa.
Dimmi: non se’ tu stata in loco chiuso
trovata con l’adultero? e con lui
sola con solo? e non se’ tu promessa
al figlio di Montano? e tu per questo
non hai la fede maritai tradita?
Come dunque innocente?
Amarilli. E pur, in tanto
e si grave fallir, contra la legge
non ho peccato, ed innocente sono.
Nicandro. Contra la legge di natura forse
non hai, ninfa, peccato: «Ama, se piace»;
ma ben hai tu peccato incontra quella
degli uomini e del cielo: «Ama, se lice».
Amarilli. Han peccato per me gli uomini e ’l cielo,
se pur è ver che di lá su derivi
ogni nostra ventura;
ch’altri che ’l mio destino,
non può voler che sia
il peccato d’altrui, la pena mia.
Nicandro. Ninfa, che parli? frena,
frena la lingua, da soverchio sdegno
trasportata lá dove