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SCENA TERZA

Coro, Ergasto.

Coro. Pastori, avete inteso

che ’l nostro semideo, figlio ben degno
del gran Montano e degno
discendente d’Alcide,
oggi n’ha liberati
da la fèra terribile, che tutta
infestava l’Arcadia;
e che giá si prepara
di sciòrne il voto al tempio.
Se grati esser vogliamo
di tanto beneficio,
andiamo tutti ad incontrarlo, e come
nostro liberatore
sia da noi onorato
con la lingua e col core.
E, ben che d’alma valorosa e bella
l’onor sia poco pregio, è però quello
che si può dar maggiore
a la virtute in terra.
Ergasto. Oh sciagura dolente! oh caso amaro!
Oh piaga immedicabile e mortale!
Oh sempre acerbo e lagrimevol giorno!
Coro. Qual voce odo d’orror piena e di pianto?
Ergasto. Stelle nemiche a la salute nostra,
cosi la fé schernite?
cosi il nostro sperar levaste in alto
perché poscia, cadendo,
con maggior pena il precipizio avesse?
Coro. Questi mi par Ergasto, e certo è desso.
Ergasto. Ma perché il cielo accuso?
Te pur accusa, Ergasto;