Pagina:Guarini, Battista – Il Pastor fido e il Compendio della poesia tragicomica, 1914 – BEIC 1841856.djvu/110

fa’ che t’ascondi e ’l venir loro attendi.

Invierò la mia Lisetta intanto;
poi, le vestigia di lontan seguendo
di Silvio, come pria sceso ne l’antro
vedrollo, entrando anch’io subitamente,
il prenderò perché non fugga, e ’nsieme
farò (ché cosi seco ho divisato)
con Lisetta grandissimi rumori,
a’ quali tosto accorrerai tu ancora
e, secondo il costume, esequirai
contra Silvio la legge; e poi n’andremo
ambedue con Lisetta al sacerdote,
e cosi il maritai nodo sciorrai.
Amarilli. Dinanzi al padre suo?
Corisca. Che ’mporta questo?
Pensi tu che Montano il suo privato
comodo debbia al publico antiporre?
ed al sacro il profano?
Amarilli. Or dunque, gli occhi
chiudendo, fedelissima mia scorta,
a te regger mi lascio.
Corisca. Ma non tardar; entra, ben mio.
Amarilli. Vo’ prima
girmene al tempio a venerar gli dèi,
ché fortunato fin non può sortire,
se non la scorge il ciel, mortale impresa.
Corisca. Ogni loco, Amarilli, è degno tempio
di ben devoto core.
Perderai troppo tempo.
Amarilli. Non si può perder tempo
nel far preghi a coloro
che comandano al tempo.
Corisca. Vanne dunque, e vien’ tosto.
Or, s’io non erro, a buon camin son vòlta.
Mi turba sol questa tardanza. Pure
potrebbe anco giovarmi. Or mi bisogna