XLII.
Certo, che se tornasser dagli estinti
Que’ venerati nostri medaglioni
Che ne’ quadri si veggono dipinti
Con tanti ricci, e con tanti galloni,
E trovasser sul margine d’Alfèo
Misto il nobile fumo col plebèo;
XLIII.
Strappatevi, direbber con dispetto,
Di fra le tasche quelle aurate chiavi,
Que’ ciondoli onorifici dal petto,
O Nipoti degeneri dagli Avi;
Date fuoco al Casin... che val l’onore
Quando non si conosce più il Signore? —
XLIV.
Ma lei meno collerico, ed avvezzo
A distinguer l’ignobil dal Patrizio,
Dando alle cose il loro giusto prezzo,
Non crederei che avesse il pregiudizio
Di sospettar che un sigaro fumato
Promiscui rango a rango, e fiato a fiato.