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fu indicata nella parte sinistra. Calcare dissi essere il monte, e questo principio predomina costantemente in ogni parte. Scabroso, ad angoli, disuguale è l’interno; spesso presenta svariati pertugi, talora s’innalza a considerevoli altezze; talvolta poi si abbassa e tanto da costringere il visitatore a camminar carponi. Spesse volte gronda filtrata nel masso la pioggia e per quelle punte che alla rinfusa sporgono, compone mille stalattiti. Di forma sono tanto dissimili quanto diverse le direzioni dell’acqua che lentamente discende. Così pure le stalagmie, che trovansi sparse pel suolo, alabastrine colonne, piedistalli, basi, ed innumerevoli scherzi della natura si incontrano. Tali composizioni risultanti dalle stille grondanti, figlie dei secoli, vedonsi meglio nelle piccole grotte che ad ogni passo si presentano. Elegantissime sono quelle che vedonsi nelle arcate irregolari, in modo vario sospese come drappi smerlati. Le ineguaglianze sassose tormentano il piede, l’umidità facilita lo sdrucciolamento e vien reso più frequente dallo sterco dei pipistrelli primi e soli abitatori del luogo. Proseguendo l’antro si abbassa così che ad una persona appena è dato di passare in piedi. Trovansi varii sentieri, ma la strada pricipale conduce ad una spaziosa sala dove il suolo è ineguale, perchè profondo alla destra, ammontato negli angoli. Gli escrementi dei pipistrelli sono in tanta copia da rendere malagevole il cammino. Come dissi, in quest’epoca e fino a primavera inoltrata io sapeva che non vi sarebbero stati quegli animali, ma il custode ci disse che durante l’estate nell’immensa soffitta della sala havvene uno stuolo innumerevole, e che i medesimi vi stanno attaccati alle sassose punte strettamente gli uni agli altri uniti a guisa di sciame, ricoprendo d’ogni intorno la volta della tetra caverna. In remota età si estrasse gran parte di quegli escrementi per uso dell’agricoltura ma con poco profitto, essendo stato quel concime non con-