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tagliente ad angolo i primi oggetti rende fulgenti; lascia, i più lontani nell’ombra e solo pei rifiessi si distinguono; per cui si ammira un graziosissimo chiaro-scuro.

Erano le 12 meridiane quando accese le torcie e provvisti degli oggetti necessarii c’incamminammo per quella cieca via. Sul limitare trovammo le traccie di recenti escavazioni praticate da illustri scienziati. Frantumi di ossa umane, di antiche stoviglie e segni del fuoco lasciano campo a mille investigazioni che la scienza od una fervida immaginazione possono solo spiegare.

Procedendo oltre, il custode ci avvisò che un anno fa, un pelottone di bersaglieri dell’esercito italiano riuscì a trovare un pertugio in cui tutti i soldati penetrarono, ma che con somma meraviglia, di tale foro si perdette la traccia. Fattane accurata ispezione, il signor Nicoletti potè rinvenire quell’ingresso scabroso e animosamente vi discese. Benchè con qualche difficoltà, lo seguii anch’io con gli altri compagni. Breve fu l’ispezione poichè nulla in quell’antro trovammo di pregevole. Retrocedendo risalimmo ed io per primo vidi gli altri sortire colla face, pallidi per le esalazioni della resina e quali ombre che sorgono da uno scoperchiato avello. — Riprendemmo il cammino nella grotta principale che per lungo tratto corrisponde all’ampiezza dell’atrio. Perduti intieramente i raggi di luce incomincia un’ascesa incomoda perchè molto erta. Si giunge ad una sala che stendesi in giro. Il cammino percorso è di metri 229. Qui si trovano tre aperture. In quella di fronte incontrasi una rapida salita che a poco a poco si va stringendo, e tanto che un uomo appena vi può entrare, procedemmo ancora per poco, quindi tornammo indietro perchè il custode ci avvertì che quella non era la via principale e che per conseguenza non aveva alcuna importanza. L’apertura destra si ripiega in sè stessa; sicchè il proseguimento del cammino per la nostra ispezione ci