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204 Lo sviluppo di un pianeta vole rispetto alla luce, sarebbe cagione dell’origine di due differenti razze da un medesimo stampo progenitore. Come ciò si può concepire nel caso della luce, cosi può essere pur fatto rispetto a tutte le influenze che cagionano variazione negli organismi. II problema della natura delle prime cose viventi sta quindi, considerevolmente al di là di ogni possibilità di osservazione. Gli strati geologici i più antichi ed i più profondi, nei quali possano essere trovati dei fossili, contengono degli animali di un tale grado, relativamente così alto, di organizzazione, che essi certamente devono aver avuto una serie lunghissima di antenati dietro di essi. Il complesso delle radici del loro albero genealogico sta sepolto in roccie di cui la vera natura è stata alterata e disorganizzata da pressioni enormi e probabilmente da alte temperature. Noi non possiamo far meglio che citare a questo punto le osservazioni di Sir E. Ray Lankester (i) sulle prime forme ipotetiche della vita: « Qual era la natura del primo protoplasma che fu evoluto dalla materia non vivente sulla superficie della Terra? Era quel primo protoplasma molto più simile ad un protoplasma animale, oppure ad uno vegetale, quali essi oggidì sono noti a noi ? Per quali gradi venne desso ad esistere ? « Per dirla in quattro parole, l’opinione dell’autore si è che quel primissimo protoplasma non possedesse della clorofilla, e per conseguenza non avesse virtù di nutrirsi di acido carbonico. Uno stato di cose ammissibile si è che una grande quantità di albuminoidi e di altri consimili composti sia stata chiamata ad esistere da questi processi che hanno raggiunto il grado più elevato nello sviluppo del primo protoplasma ; e pare (i) « Protozoa », by E. Ray Lankester, « Encydopcedia Britannica » (6* edizione). Vedi pure « A Treatise on Zoology », Parte I. «Protozoa» by E. Ray Lankester, Introduzione, pag. xv.