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Al magnifico

M. BERNARDETTO MINERBETTI

Vescovo Reverendiss. d’Arezzo

Quantunque venti giovani, non meno nobili e ricchi che vertuosi e magnanimi, siano concorsi alla spesa per far recitare questa mia commedia, io, sendomi risoluto a stamparla acciocché chi nolla potette né vedere né udire la possa leggere a suo piacimento, a voi molto generoso e molto R. Signore e padron mio ho deliberato indirizzarla; non pure come al maggiore e piú onorato di tutti, quanto che in casa Minerbetti ebbe principio e origine il suo essersi recitata. E M. Donato e M. Andrea vostri ne furono principale e potentissima cagione; laonde, non potendo uscire della vostra casata, ne viene ora, sotto il felicissimo nome vostro, a pubblicarse agli uomini: di che ella molto gloriar si debbe ed io altresi; accettandola voi non tanto per cosa uguale ai meriti vostri, quanto perché da me non vi si può fare per ora né piú ricco né maggior dono. E cosí raccomandandomivi e offerendomivi quanto posso il piú e quanto so il meglio, vi bacio la cortese mano.

Di Firenze, alli 15 di Febbraio 1550.

Di V. S. R. umiliss. servidore
Il Lasca.