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QUADERNO 13 (XXX) » una ideologia politica che si presenta non come fredda utopia né come dottrinario raziocinio, ma come una creazione di fantasia concreta che opera su un popolo disperso e polverizzato per suscitarne e organizzarne la volontà collettiva. Il carattere utopistico del Principe è nel fatto che il «principe» non esisteva nella realtà storica, non si presentavaTàr i immediatezza obbiettivàT con caratteri _ ma era una pura astrazione dottrinaria, il simbolo dei capo, del condottiero ideale; ma gli elementi passionali, mitici, contenuti nelPintero volumetto, con mossa drammatica ?i grande efìetto, si riassumono e diventano vivi nella conclu- sione, nell’invocazione di un principe, «realmente esistente». JNleli'intero volumetto Machiavelli tratta di come deve essere il Principe per condurre un popolo alla fondazione del nuovo Stato, e la trattazione è condotta con rigore logico, con distacco scientifico: nella conclusione il Machiavelli stesso si fa popolo, si confonde col popolo, ma non con un popolo «genericamente» inteso, ma col popolo che il Machiavelli ha convinto con la sua trattazione precedente, di cui egli diventa e si sente coscienza ed espressione, si sente medesimezza: pare che tutto il lavoro «logico» non sia che un’autoriflessione del popolo, un ragionamento interno, che si fa nella coscienza popolare e che ha la sua conclusione in un grido appassionato, immediato. La passione, da ragionamento su se stessa, ridiventa « affettai ~~ cco perché l’epilogo del Principe non è qualcosa di estrinseco, di «appiccicato» dalPesterno, di retorico, ma deve essere spiegato come elemento necessario dell’opera, anzi come quell’elemento che riverbera la sua vera luce su tutta l’opera e ne fa come un «manifesto politico». Si può studiare come il Sorel. dalla concezione delPideo- _siq giunto alia comprensione derpartitcPpoli* tico, ma si sia | arrestato allaconcèzîôîï^et~sîndacato prj> ' tessionale. K vero che per il sua espressione maggiore nel sindacato, come organizzazione di una volontà collettiva, ma nelPazione pratica del sindacato e di una volontà collettiva già operante, azione pratica, la cui realizzazione massima avrebbe dovuto essere lo sciopero generale, cioè un’« attività passiva» per cosi dire,