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95^ QUADERNO 18 (XXXII - IV BIS) Ma il Guicciardini non credeva possibile fare il tentativo in Romagna per le fierissime divisioni di parte che vi dominavano (interessanti i giudizi del Guicciardini sulla Romagna): i ghibellini dopo la vittoria di Pavia sono pronti ad ogni novità; anche se non si danno le armi nascerà qualche subbuglio; non si può dare le armi per opporsi agli imperiali proprio ai fautori degli imperiali. La difficoltà inoltre è (2) accresciuta dal fatto che lo Stato è ecclesiastico, cioè | senza direttive a lunga scadenza e con facili grazie e impunità, alla più lunga ad ogni nuova elezione di papa. In altro Stato le fazioni si potrebbero domare, non nello Stato della Chiesa. Poiché Clemente VII col suo breve aveva detto che al buon risultato deirimpresa occorrevano non solo ordine e diligenza, ma anche l'impegno e l'amore del popolo, il Guicciardini dice che ciò non può essere perché «la Chiesa in effetto non ci ha amici, né quelli che desidererebbero bene vivere, né per diverse ragioni i faziosi e tristi». Ma l’iniziativa non ebbe altro seguito, perché il papa lasciò cadere il progetto. L’episodio è tuttavia del massimo interesse, per mostrare quanto grande fosse la volontà e la virtù di persuasione del Machiavelli, per i giudizi pratici immediati del Guicciardini e anche per l’atteggiamento del papa che evidentemente rimase per qualche tempo sotto l’influsso del Machiavelli; il breve può assumersi come un compendio della concezione del Machiavelli adattata alla mentalità pontificia. Non si conoscono le ragioni che il Machiavelli (deve) aver contrapposta alle osservazioni del Guicciardini, perché questi non ne parla nelle sue lettere e le lettere del Machiavelli a Roma non si conoscono. Si può osservare che le innovazioni militari sostenute dal Machiavelli non potevano essere improvvisate in pieno sviluppo dell’invasione spagnola e che le sue proposte al papa in quel momento non potevano avere risultati concreti. $ Cfr Quaderno 2 (xxiv), pp. 60-61.