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1918 QUADERNO 17 (iv) blemi della letteratura d’oggi, uscito in varie puntate): «Non basta a cinquantanni — voglia perdonare Papini la mia franchezza — non basta dire: lo scrittore dev’essere maestro; occorre poter dire almeno: ecco qui, gente ruffiana, l’arte vera, l’arte maestra. Ma limitarsi a proporre, nel cinquantesimo anno di età, o giù di li, lo scrittore come maestro, quando maestri non si è mai stati, non vale nemmeno da mea culpa. E già, siamo alle solite, infatti! Papini ha esercitato tutti i mestieri, pef poi sporcificarli tutti: il filosofo, per concludere che la filosofìa è una specie di cancrena al cervelletto, il cattolico, per incenerare l’universo con un appropriato dizionario, il letterato, per sancir da ultimo che della letteratura non sappiamo che farcene. Ciò non toglie che Papini non si sia conquistato un posticino nella storia della letteratura dentro il capitolo i "polemisti”. Ma la polemica vale l’oratoria: è proprio la forma pura e vuota, è mero amor di parola e di tecnica, di gesto, un calligrafismo spirituale e 6 congenito; insomma, la | cosa più lontana possibile dallo scrittore come maestro » \ Papini è sempre stato un «polemista» nel senso che dice il Volpicelli, e lo è ancor oggi, poiché non si sa se nell’espressione «polemista cattolico» a Papini interessi più il sostantivo o l’aggettivo. Col suo «cattolicismo» Papini avrebbe voluto dimostrare di non essere un puro «polemista», cioè un «calligrafo», un funambolo della parola e della tecnica, ma non c’è riuscito! Il Volpicelli ha torto nel non precisare: il polemista è polemista di una concezione del mondo, sia pure il mondo di Pulcinella, ma Papini è il polemista «puro», il boxeur di professione della parola qualsiasi: Volpi- celli avrebbe dovuto giungere esplicitamente all’affermazione che il cattolicismo in Papini è un vestito da clown, non la «pelle» formata dal suo sangue «rinnovato», ecc. § (14). Argomenti di cultura. Discussioni sulla guerra futura (cfr la nota a p. 4bis) \ Vedere l’articolo del generale Orlando Freri (L}agguerrimento delle nuove generazioni, nella «Gerarchia» dell’agosto 1933)2 che è interessante tanto più in quanto è stato pubblicato quasi simulta-