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i932-i933: (introduzione alla filosofia) 1467 «muti» o «balbettanti» (barbari), in quanto non conoscono la «lingua degli uomini» (ne è venuto il bellissimo paradosso per cui « cannibale » o mangiatore di uomini significa originalmente — etimologicamente — «uomo per eccellenza» o «uomo vero»). Per gli esperantisti della filosofia e della scienza tutto ciò che non è espresso nel loro linguaggio è delirio, è pregiudizio, è superstizione, ecc.; essi (con un processo analogo a quello che si verifica nella mentalità settaria) trasformano in giudizio morale o in diagnosi di ordine psichiatrico quello che dovrebbe essere un mero giudizio storico. Molte tracce di questa tendenza si trovano nel Saggio popolare. L’esperantismo filosofico è specialmente radicato nelle concezioni positivistiche e naturalistiche; la «sociologia» è forse il maggior prodotto di una tale mentalità, Cosi le tendenze alla «classificazione» astratta, al metodolo- gismo e alla logica formale. La logica e la metodologia generale vengono concepite come esistenti in sé e per sé, come formule matematiche, astratte dal pensiero concreto e dalle concrete scienze particolari (cosi come si suppone che la lingua esista nel vocabolario e nelle grammatiche, la tecnica fuori del lavoro e dell’attività concreta ecc.). D'altronde non bisogna pensare che la forma di pensiero « antiespe- rantistico» significhi scetticismo o agnosticismo o eccletti- smo. È certo che ogni forma di pensiero deve ritenere se stessa come «esatta» e «vera» e combattere le altre forme di pensiero; ma ciò «criticamente». Dunque la quistione è sulle dosia di « criticismo » e di « storicismo » che sono contenute in ogni forma di pensiero. La filosofia della prassi, riducendo la « speculatività » ai suoi limiti giusti (negando cioè che la «speculatività» come l’intendono anche gli storicisti delTidealismo sia il carattere essenziale della filosofia) appare; essere la metodologia storica più aderente alla realtà e alla verità. Cfr Quaderno 7 (vii), pp. 53 bis - 54. 1 4 Nel ms: «sulla dose».