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1932-1935: LA FILOSOFIA di b. CROCE II 1323 ne e il valore concreto delle ideologie. Come questa decomposizione viene presentata per nascondere le tendenze reazionarie di certi gruppi sociali è del più alto interesse. Su questi argomenti sono state scritte molte note sparse in vari quaderni (per es. sulla quistione della crisi del principio d’autorità ecc.)11 che raccolte insieme sono da rimandare a queste note sul Croce. Cfr Quaderno 4 (xm), pp. 54 - 54 bis, .57 e 57 bis. ( § 41 ). xm. In un articolo su Clemenceau pubblicato nella «Nuova Antologia» del 16 dicembre 1929 e in un altro pubblicato neir«Italia Letteraria» il 15 dicembre (il primo firmato «Spectator», il secondo col nome e cognome), Mario Missiroli riproduce due importanti brani di lettere inviategli dal Sorel e riguardanti Clemenceau1 (nella « Nuova Antologia » i due brani sono stampati come un tutto organico; neir«Italia Letteraria» invece come distinti e tra il primo e il secondo il Missiroli intercala un «altrove», ciò che fa meglio comprendere stilisticamente il contesto): 1 ) «Egli (Clemenceau) giudica la filosofia di Marxa, che costituisce l’ossatura del socialismo contemporaneo, come una dottrina oscura, buona per i barbari di Germania, come sempre è apparsa alle intelligenze pronte e brillanti, abituate alle facili letture. Spiriti leggeri come il suo non riescono a capire ciò che Renan capiva cosi bene, che, cioè, valori storici di grande importanza possono apparire congiunti con una produzione letteraria di evidente mediocrità, quale è appunto la letteratura socialista offerta al popolo». 2) «Io credo che se Clemenceau ha fatto per lungo tempo poco conto del socialismo, meno ancora dovette farne quando vide Jaurès diventare ridolo dei partiti socialisti. La faconda Oratoria di Jaurès lo inaspriva. Nella sua "estrema leggerezza ” — la definizione è di Giuseppe Reinach - giudicò che il socialismo non potesse contenere | nulla di serio, dal mo- 28“ mento che un professore di università, riconosciuto capo della nuova dottrina, non riusciva a ricavarne che vento. § ■ Nel ms: «M.».