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i932*i935: la filosofia di b. croce ii 1301 e prudente il Croce nei primi saggi raccolti in MSEM e quante riserve avanzasse nell’enunziare le sue critiche e le sue interpretazioni (sarà interessante registrare queste riserve cautelose) e come invece diverso sia il suo metodo in questi recenti scritti, che d’altronde, se colpissero nel segno, dimostrerebbero come egli abbia perduto il suo tempo nel primo periodo e sia stato di straordinaria semplicità e superficialità. Solo che allora il Croce tentava almeno di giustificare logicamente le sue caute affermazioni mentre oggi è diventato perentorio e non crede necessaria nessuna giustificazione. Si potrebbe trovare Torigine attuale erroreJicordancto il fatto che prima del qoo eeli si ^itçneva onorato di passar* _

nace della filosofia della praxis, poiché allora la situazione

storicafaceva di questo movimento u i le cose sono molto cambiate e certi scher.- mentre o zetti sarebbero ericolo; Cfr Quaderno 7 (vii), pp. 51 - ^3 bis il. È da ricordare il giudizio del Croce su G10- vannTBotero nel volume Storia dell’età barocca in Italia. Il Croce riconosce che i moralisti deT 600, peruuuiuu Dl'ccoli di statura al paragone del Machiavelli «rappresentavano, nella filosofia politica, uno stadio ulteriore e superiore»1. Questo giudizio è da avvicinarsi a quello del Sorel sul Clemenceau che non riusciva a vedere, anche «attraverso» una letteratura mediocre, le esigenze che tale letteratura rappresentava e che esse non erano mediocri2. Un pregiudizio da intellettuali è quello di misurare i movimenti storici e poli- originaiita, aena 'ne letteraria rriel- tici col metro «gen a », cioè de ers nvece

cessita

capacita concreta storica e della scienzaa politica, cioè de e attuale di^onfrirmare il mezzolîHrTTë'Tyuesto pre è anche popolareTin certi stadi della organizzazione politica (stadio degli uomini carismatici) e si confonde spesso col 8 Nel ms una variante interlineare: «arte» 1302 QUADERNO