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1932: NOTE SUL RISORGIMENTO ITALIANO II77 astraendo dai principali fattori (sviluppo demografico, politica finanziaria e doganale, ferrovie ecc.) che hanno contribuito a determinare le caratteristiche economiche del periodo considerato. (Critica molto giusta. Una gran parte dell’attività della vecchia destra da Cavour al 1876 fu infatti dedicata a creare le condizioni tecniche generali in cui una grande industria fosse possibile e un grande capitalismo potesse diffondersi e prosperare: solo con l’avvento della sinistra e specialmente con Crispi si ha la «fabbricazione dei fabbricanti» attraverso il protezionismo e i privilegi. La politica finanziaria della destra tendente a pareggiare il \ bilancio rende possibile la politica «produt- 85 tivistica» successiva). «Cosi, ad esempio, non si riesce a capire come mai vi fosse tanta abbondanza di mano d’opera in Lombardia nei primi decenni dopo la unificazione, e quindi il livello dei salari rimanesse tanto basso, se si rappresenta il capitalismo come una piovra che allunga i suoi tentacoli per far sempre nuove prede nelle campagne, invece di tener conto della trasformazione che contemporaneamente avviene nei contratti agrari ed in genere nelPeconomia rurale. Ed è facile concludere semplicisticamente sulla caparbietà e sulla ristrettezza di mente delle classi padronali osservando la resistenza che esse fanno ad ogni richiesta di miglioramento delle condizioni delle classi operaie, se non si tiene anche presente quello che è stato l’incremento della popolazione rispetto alla formazione di nuovi capitali». (La qui- stione però non è cosi semplice. II saggio del risparmio o di capitalizzazione era basso perché i capitalisti avevano preferito mantenere tutta l’eredità di parassitismo del periodo precedente, perché non venisse meno la forza politica della loro classe). Critica della definizione di «grande industria» data dal Morandi, il quale non si sa perché ha escluso dal suo studio molte delle più importanti attività industriali (trasporti, industrie alimentari ecc.). Eccessiva simpatia del Morandi per i colossali organismi industriali, considerati troppo spesso, senz’altro, come forme superiori di attività economica, malgrado siano ricordati i crolli disastrosi dell’Uva, del- l’Ansaldo, della Banca di Sconto, della Snia Viscosa, dell’Italgas. «Un altro punto di dissenso, il quale merita di essere rilevato, perché nasce da un errore molto diffuso, è quello in cui l’A. considera che un paese debba necessariamente rimaner soffocato dalla concorrenza degli altri paesi se inizia dopo di essi la propria organizzazione industriale. Questa inferiorità economica, a cui sarebbe condannata anche l’Italia, non sembra affatto dimostrata, perché le condizioni dei mercati, della tecnica, degli ordinamenti politici, sono in continuo movimento e quindi le mète da raggiungere e le strade da percorrere si spostano tanto spesso e subitamente che possono trovarsi in vantaggio individui e popoli che | erano rimasti più indietro, o quasi non 85 s’erano mossi. Se ciò non fosse si spiegherebbe male come continua- mente possono sorgere e prosperare nuove industrie accanto alle più vecchie nello stesso paese, e come abbia potuto realizzarsi l’enorme sviluppo industriale del Giappone alla fine del secolo scorso». Cfr Quaderno 19 (x), pp. 46-50.