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n68 QUADERNO 9 (xiv) relativa degli intellettuali, cioè dei piccoli borghesi, in confronto delle classi economiche arretrate e politicamente incapaci. La formazione nazionale è sentita come aleatoria, perché forze ignorate, selvagge, elementarmente distruttive si agitano alla sua base. La dittatura di ferro degli intellettuali e di alcuni gruppi urbani con la proprietà rurale sulla campagna si mantiene solo unita, sovraeccitandosi con questo mito di fatalità storica, più forte di ogni manchevolezza e ogni inettitudine politica e militare. È su questo terreno che all’adesione popolare-nazionale allo Stato si sostituisce una selezione di «volontari» della nazione. Nessuno ha pensato che appunto il problema posto da Machiavelli col proclamare la necessità di milizie nazionali contro i mercenari non è risolto finché anche il « volontarismo » non sarà superato dal « fatto popolare-nazionale », poiché il volontarismo è soluzione intermedia, equivoca, altrettanto pericolosa che il mercenarismo. Cfr Quaderno 19 (x), pp. 33-34. [2].^La quistione italiana. l’on. Grandi ì derivate nella st sulla ■olitici Cfr i discorsi tenuti dal- 1932 e le discus- era \ L’on. Grandi poserà ione italiana come quistione mondiale, di' risolvere insieme al- 1 le altre che formano l’espressione politica della crisi iniziata nel 1929 e cioè il problema francese della sicurezza, il problema tedesco della parità dei diritti, il problema dell’assetto degli Stati danubiani e balcanici. Tentativo quindi di costringere ogni possibile Congresso mon- 9 diale chiamato | a risolvere questi problemi, ad occuparsi della quistione italiana come elemento fondamentale della ricostruzione e pacificazione europea e mondiale. Jn £h&-eoft&iajgJa quistione italiana secontjo-questa impostazione? Consiste nel fannche rinrrernentn Geografico deTpàese è m contrasto con la pov^à cioèliell'esistenza di un superpopolgmen-to. Occorrerebbe perciò che àiritaha fosse data la possibilità di espandersi, sia economicamente che demograficamente ecc. Aggiunte necessarie all’analisi della situazione italiana. Se è vero che i rapporti generali internazionali sono sfavorevoli all'Italia (specialmente il nazionalismo economico che impedisce la libera circolazione del lavoro umano) è anche da domandare se a costruire tali rapporti non contribuisce la stessa politica italiana. La ricerca principale deve essere in questo senso: il basso saggio individuale di reddito nazionale è dovuto alla povertà « naturale » del paese oppure a fattori storico-sociali creati e mantenuti da un determinato indirizzo politico? Lo Stato, cioè, non costa troppo caro, intendendo per Stato non solo l’amministrazione dei servizi statali, ma [anche] l’insieme delle classi che lo compongono e lo dominano? E, pertanto, è possibile pensare che senza un mutamento di questi rapporti interni, la situazione possa mutarsi anche se internazionalmente i rapporti migliorassero? E la proiezione nel campo internazionale