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1164 QUADERNO 9 (xiv) 76 Sbis Papato italiano. Questa atmosfera culturale italiana finora era rimasta indistinta e generica: essa giovava specialmente al Papato, formava | il terreno ideologico della potenza papale nel mondo, l’elemento per la selezione del personale ecclesiastico e laico-ecclesiastico di cui il Papato aveva bisogno per la sua organizzazione pratica di centralizzazione dell’organismo ecclesiastico, e per tutto l’insieme delle attività politiche, filosofiche, giuridiche, pubblicistiche, culturali, che costituiva la macchina per l’esercizio del « potere indiretto », dopo che nel periodo precedente alla Riforma, era servito all’esercizio del potere diretto, o di quelle funzioni di potere diretto che poterono concretamente attuarsi nei rapporti di forza interni di ogni singolo paese cattolico. el Settecento si inizia un processo di distinzione in questa corrente tradizionale: una parte semprepm coscientemente si corineffe corTristltuto del Fapato come espressione di una funzione intellet- ^aleleticcHjolitica di egemonia) deiritaïïâ nel mondo civile, e finirà con Tesprimere il Primato_giobertiapn e iì neognelfismo (attraverso una serie di movimenti minori, più o meno equivoci, come il sanfedismo, che sono esaminati nella rubrica deH’« Azione Cattolica» e le sue origini) e con il concretarsi in forma organica, ^otto la Hir^7inn&_ dello stessolJapato, nel movimento di Azione Cattolica, in cui la fi zione dell'Italia come nazione è ridotta al minimo (all'opposto di quella parte del personale^ centrale vaticano che e italiano, ma non può mettere in prima linea, come una volta, il suo essere italiano); e si sviluppa una parte « laica », anzi in opposizione al Papato, che cerca rivendicare una funzione di primato italiano e di missione italiana nel mondo indipendentemente dal Papato. Questa seconda parte, che non può riferirsi a un organismo ancora cosi potente come la Chiesa romana, e manca pertanto di un punto di riferimento centralizzatore, non ha la stessa compattezza del primo, ha varie linee spezzate di sviluppo e si può dire confluisca nel mazzinianismo. Ma ciò ç tante storicamente è che nel Settecento questa tradizionelncominci a concretarsi e a Histin^n^i, a_mijnvpKi rnn Hialetpra'mtìma: slfeflifìà'a che questà~tradizioneletterarin-r&ttQrir^ sta diventan "jolitico. Sta diventando il suscitare del orze politiche | eff^ive niigrifanno a determinare lo schierarne] elle più ftranHl m*^r^polari propri i, ri' ni loro ciranno a mettere in isca'T-ffì-fì il Pflpflfn stesso f» If* nltre órzedi reazione esistenti pe11a_pmÌRola flrrantu al f 'he il liberalismo sia riuscito a creare la forza cattolico-liberale^e a ottenere che lo stesso Pio IX si ponesse, sia pure per poco, nel terreno del liberalismo (quanto fu sufficiente per disgregare l’apparato politico cattolico e togliergli la fiducia in se stesso) fu il capolavoro politico del Risorgimento e uno dei punti più importanti di risoluzione dei vecchi nodi che avevano impedito fino allora di pensare concretamente alla possibilità di uno Stato unitario italiano. (Se questo elemento della trasformazione della tradizione culturale italiana lo si pone come elemento necessario nello studio delle origini del Risorgimento, e il suo disfacimento è concepito come fatto positivo, come condizione neces-