Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/488

I932: note sul risorgimento italiano 1163

  • In Italia le quistioni « tendenziali e tendenziose » poste a questo

proposito sono: /jfJ~la tesi democratico-francofila: il moto è dovuto alla Rivoluzione francese, ne è una derivazione, che ha determinato l’opposta tesi: ^la Rivoluzione francese col suo intervento nella penisola ha interrotto il movimento « veramente » nazionale, tesi che ha un doppio aspetto: quello gesuitico (per cui i sanfedisti erano «nazionalisti») e quello moderato che si riferisce piuttosto ai principi riformatori. Qualcuno poi aggiunge: ^Kil movimento riformatore era stato interrotto per la paura degli avvenimenti di Francia, quindi l’intervento degli eserciti francesi in Italia non interruppe il movimento indigeno ma anzi ne rese possibile la ripresa e il compimento *. Questi elementi si trovano svolti in quelle pubblicazioni a cui si è accennato sotto la rubrica di «Interpretazioni del Risorgimento italiano» e che, come si è detto, hanno significato nella storia della cultura politica e non della storiografia2.

  • In un articolo di Gioacchino Volpe, Una scuola per la \ storia

delVJtalia modemaJ^L,orriere della Sera», 9 gennaio assai notévole, è scritto: «Tutti lo sanno: per capire il "Risorgimento” non basta spingersi al 1815 e neppure al 1796, l’anno in cui Napoleone irruppe nella Penisola e vi suscitò la tempesta. Il "Risorgimento”, come ripresa di vita italiana, come formazione di una nuova borghesia, come consapevolezza crescente di problemi non solo municipali e regionali ma nazionali, come sensibilità a certe esigenze ideali, bisogna cercarlo parecchio prima della Rivoluzione: è anche esso sintomo, uno dei sintomi, di una rivoluzione in marcia, non solo francese, ma, in certo senso, mondiale. Tutti egualmente sanno che la storia del Risorgimento n™1 gi dumineaii italiani e~cj ro solamente italiano, ma nel quadro della vita europea^ttattisi ■di culiura, di' trasformazioni ecortomiche'7"3Fsituazioni internazionali nuove, che sollecitano gli italiani a nuovi pensieri, a nuove attività, a nuovo assetto polìtico » Tutto~ciò nel libio doll’Omodeo-rimane sconnesso ed esteriore. Si ha l’impressione che sia per il titolo, che per l’impostazione cronologica, il libro dell’Omodeo abbia solo voluto fare omaggio alla tendenziosità storica e non alla storia, per ragioni di opportunismo poco chiare e poco lodevoli. Nel Settecento, mutate le condizioni relative della penisola ita- IlililUKaiiMjei' sia per cr riguarda la pressione egemonica delle grandi potenze che non potevano^ U sorgere di uno Stato unitario italianor sia per riòTÌ •mettere a posizione di potenza politica (in Italia) e culturale (in Europa)~~3el Fapato_(e tanto meno le grandi potenze europee potevano perméHfP- re uno Stato unificato italiano sotto la supremazia del Papa, cioè permettere che la funzione culturale della Chiesa e la sua diplomazia, già abbastanza ingombranti e limitative del potere statale nei paesi cattolici, si rafforzassero appoggiandosi a un grande Stato territoriale e ad un esercito corrispondente), muta anche l’importanza ficato della tradizione lpttergrinJffrt.ar.irfl Saltante il passato romano. gloria dei comuni e del Rinascimento, la funzione universale del 1