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I932: note sul risorgimento italiano 1155 è italiano, ecc., rimane una vuota recriminazione senza costrutto: il riferimento a una « tradizione » italiana di governo è necessariamente vago e astratto, poiché questa tradizione non ha prospettive storicamente apprezzabili: in tutto il passato non è esistita mai una unità territoriale-statale italiana, la prospettiva dell’egemonia papale (propria del Medio Evo e fino al periodo dei domini stranieri) è già stata travolta col neoguelfismo. (Vediamo infatti che infine questa prospettiva sarà trovata nell’epoca romana, con ondeggiamenti, secondo i partiti, tra la Roma repubblicana e la Roma cesarea, ma il fatto avrà un nuovo significato e sarà caratteristico di nuovi indirizzi delle ideologie popolari). Questa letteratura precede quella del gruppo Oriani-Missiroli, che ha un significato più popolare-nazionale e questa precede quella del gruppo Gobetti-Dorso che ha ancora un altro significato più attuale. In ogni modo anche queste due nuove tendenze mantengono un carattere astratto e letterario: uno dei punti più interessanti è il problema della mancanza di una riforma protestante o religiosa in Italia, che è visto in modo meccanico ed esteriore e ripete uno dei canoni storici del Masaryk nei suoi studi di storia della Russia17. Tutta questa letteratura ha una importanza « documentaria » per i tempi in cui è apparsa. I libri dei «destri» dipingono la corruzione politica e morale nel periodo della sinistra, ma la letteratura degli epigoni del Partito d’Azione non presenta come molto migliore il pèrio- do del governo della destra. Risulta che non c’è stato nessun cambiamento essenziale nel passaggio dalla Destra alla Sinistra: il marasma in cui si trova | il paese non è dovuto al regime parlamentare (che for- 70 bis se rende solo pubblico ciò che prima rimaneva nascosto o quasi) ma alla debolezza generale della classe dirigente, e alla grande miseria del paese. Politicamente la situazione è assurda: a destra stanno i clericali, il partito del Sillabo, che negano in tronco tutta la civiltà moderna e boicottano lo Stato, impedendo che si costituisca un vasto partito conservatore; nel centro stanno tutte le gamme liberali, dai moderati ai repubblicani, sui quali operano tutti i ricordi degli odi dei tempi delle lotte e che si dilaniano implacabilmente; a sinistra il paese misero, arretrato, ignorante, esprime sia pure in forma sporadica una serie di tendenze sovversive anarcoidi, senza consistenza e indirizzo politico, che mantengono uno stato febbrile senza avvenire costruttivo. Non esiste un «partito economico», ma dei gruppi di ideologi déclassés di tutte le classi: galli che annunziano un sole che mai non sorgerà. I libri del gruppo Mosca-Turiello incominciavano a essere rimessi in voga negli anni precedenti alla guerra (si può vedere nella «Voce» il richiamo continuo al Turiello)18 e il libro di Mosca fu ristampato nel 1925 con qualche nota dell’autore per ricordare che si tratta di idee del 1883 e che l’autore nel *25 non è più d’accordo con lo scrittore ventiquattrenne del 1883. La ristampa del libro del Mosca è uno dei tanti episodi dell’incoscienza e del dilettantismo politico dei liberali nel primo e secondo dopoguerra. Il libro è rozzo, incondito, scritto affrettatamente da un giovane che vuole «distinguersi» nel