Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/464

1932: (miscellanea) 1139 democratico in una serie di campi: nella vita statale (unitarismo, federalismo ecc.), nella vita interstatale (alleanze, forme varie di costellazioni politiche internazionali), nella vita dei partiti politici e delle associazioni sindacali economiche (in uno stesso paese, tra paesi diversi ecc.). Le polemiche sorte nel passato (prima del 1914) a proposito del predominio tedesco1 nella vita di alcune forze politiche internazionali. Era poi reale questa predominanza o in che cosa essa realmente consisteva? Mi pare si possa dire: i°) che nessun nesso organico e disciplinare stabiliva un tale predominio, il quale pertanto era un mero fatto di influenza culturale e ideologica astratta; 2°) che tale influenza culturale non toccava per nulla Fattività pratica effettiva, la quale viceversa era disgregata, localistica, senza indirizzo d’insieme. Non si può parlare in tal caso di alcun centralismo, né organico né democratico, né d’altro genere o misto. L’influenza culturale era risentita e subita da scarsi gruppi intellettuali, senza legami con le masse e appunto questa assenza di legame caratterizzava la situazione. Tuttavia questo stato di cose è degno di studio perché serve a spiegare il processo che ha portato alle teorie del centralismo organico, che è appunto una critica unilaterale e da intellettuali di quel disordine e dispersione di forze2. Occorre intanto distinguere appunto nelle teorie del centralismo organico tra quelle che velano un preciso programma politico di predominio reale di una parte sul tutto (sia questa parte costituita da uno strato come quello degli intellettuali, sia costituita da un gruppo territoriale privilegiato) e quelle che sono una pura posizione unilaterale (anch’essa propria d’intellettuali), cioè un fatto settario o di fanatismo, immediatamente, e che, pur nascondendo un programma di predominio, è però meno accentuato come fatto politico cosciente. Il nome più esatto è quello di centralismo burocratico: l’organici- tà non può essere che del centralismo democratico, il quale appunto è un « centralismo in movimento » per cosi dire, cioè una continua adeguazione dell’organizzazione al movimento storico rèale ed è organico appunto perché tiene conto del movimento, che è il modo organico di manifestarsi della realtà storica. Inoltre è organico | perché tiene conto di qualcosa di relativamente stabile e permanente o per lo meno che si muove in una direzione più facile a prevedersi ecc. Questo elemento di stabilità negli Stati si incarna nello sviluppo organico della classe dirigente così come nei partiti si incarna nello sviluppo organico del gruppo sociale egemone; negli Stati il centralismo burocratico indica che si è formato un gruppo angustamente privilegiato che tende a perpetuare i suoi privilegi regolando e anche soffocando il nascere di forze contrastanti alla base, anche se queste forze sono omogenee di interessi agli interessi dominanti (esempio nel fatto del protezionismo in lotta col liberismo). Nei partiti rappresentanti gruppi socialmente subalterni l’elemento di stabilità rappresenta la necessità organica di assicurare l’egemonia non a gruppi privilegiati: ma alle forze sociali progressive, organicamente progressive in confronto di altre forze alleate ma composte e oscillanti tra il vecchio e il nuovo. In ogni caso ciò che importa notare è che nelle manifestazioni di