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i932: ( miscellanea) II35 volontà; ma sarà sufficiente? Bisognerà evidentemente tener conto del gruppo sociale di cui il partito è l’espressione e la parte più avanzata, e la storia di un partito non potrà non essere la storia di un determinato gruppo sociale. Ma questo | gruppo non è isolato nella società, ha amici, affini, avversari, nemici. Solo dal complesso quadro di tutto l’insieme sociale risulterà la storia di un determinato partito, e pertanto si può dire che scrivere la storia di un partito significa scrivere la storia generale di un paese da un punto di vista monografico, per metterne in risalto un aspetto caratteristico. Un partito avrà avuto maggiore o minore importanza, maggiore o minore significato nella misura appunto in cui la sua particolare attività avrà avuto maggiore o minore peso nella determinazione della storia di un paese. Ecco che dal modo di scrivere la storia di un partito risulta quale concetto si abbia di ciò che un partito sia e debba essere. Il settario si esalterà nei fatterelli interni, che avranno per lui un significato esoterico e lo riempiranno di entusiasmo mistico. Uno storico-politico darà a questi fatti l’importanza che essi hanno nel quadro generale e insisterà sull’efficienza reale del partito, sulla sua forza determinante, positiva o negativa, nell’aver contribuito a determinare un evento e anche nel- l’averne impedito il compimento. Cfr Quaderno 13 (xxx), pp. 23 - 23 a. 9 § ( 65 ). Passato e presente. La storia maestra della vita, le lezioni deiresperienza ecc. Anche Benvenuto Cellini (Vita, Libro secondo, ultime parole del paragrafo XVII), scrive: «Gli è ben vero che si dice: tu imparerai per un’altra volta. Questo non vale, perché la (fortuna) viene sempre con modi diversi e non mai immaginati» \ Si può forse dire che la storia è maestra della vita e che l’esperienza insegna ecc. non nel senso che si possa, dal modo come si è svolto un nesso di avvenimenti, trarre un criterio sicuro d’azione e di condotta per avvenimenti simili, ma solo nel senso che, essendo la produzione degli avvenimenti reali il risultato di un concorrere contradditorio di forze, occorre cercare di essere la forza determinante. Ciò che va inteso in molti sensi, perché si può essere la forza determinante non solo per il fatto di essere la forza quantitativamente prevalente (ciò che non è sempre possibile e fattibile) ma per il fatto di essere quella qualitativamente prevalente, e questo può aversi se si ha spirito d’iniziativa, se si coglie il «momento buono», se | si mantiene uno stato continuo di tensione alla volontà, in modo da essere in grado di scattare in ogni mo¬