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T122 QUADERNO 9 (xiv) vedere il volumetto su i Narratori)6 come risultato di un ritorno | all’esperienza del De Sanctis dopo il punto di arrivo del crocianesimo. Osservare che il brescianesimo è in fondo « individualismo » antistatale e antinazionale anche quando e quantunque si veli di un nazionalismo e statalismo frenetico. «Stato» significa specialmente direzione consapevole delle grandi moltitudini nazionali, quindi necessario « contatto » sentimentale e ideologico con esse e in certa misura « simpatia » e comprensione dei loro bisogni ed esigenze. Infatti l’assenza di una letteratura popolare-nazionale, dovuta all’assenza di preoccupazioni per questi bisogni ed esigenze, ha lasciato il « mercato » letterario aperto alle influenze dei gruppi intellettuali di altri paesi, che, « popolari-nazionali » in patria, lo diventavano all’estero perché le esigenze e i bisogni erano simili. Così il popolo italiano si è appassionato attraverso il romanzo storico-popolare francese, alle tradizioni francesi, monarchiche e rivoluzionarie francesi e conosce gli amori di Enrico IV, la Rivoluzione dell’89, le invettive vittorughiane contro Napoleone III, si appassiona per un passato non suo, si serve nel suo linguaggio e nel suo pensiero di metafore e di riferimenti francesi ecc., è culturalmente più francese che italiano. Per l’indirizzo nazionale-popolare dato dal De Sanctis alla cultura italiana è da vedere anche il libro del Russo (F. De Sanctis e la cultura napoletana, 1860-1885, I^a Nuova Italia editrice, 1928)7 e il saggio del De Sanctis La Scienza e la Vita6: mi pare che il De Sanctis abbia fortemente sentito il contrasto Riforma-Rinascimento, cioè appunto il contrasto tra Vita e Scienza che era nella tradizione italiana come una debolezza della struttura nazionale-statale e abbia cercato di reagire contro di esso. Quindi il fatto che ad un certo punto lo porta a staccarsi dall’idealismo speculativo e ad avvicinarsi al positivismo e al verismo in letteratura (simpatie per Zola, come il Russo per il Verga e per S. Di Giacomo), e come pare osservi il Russo nel suo libro (Cfr Marzot, nella «Nuova Italia» del maggio 1932), «il segreto dell’efficacia di De Sanctis è tutto da cercare nella sua spiritualità democratica, la quale lo fa sospettoso e nemico di ogni movimento o pensiero che assuma carattere assolutistico e privilegiato (...); e nella tendenza e nel bisogno di concepire lo studio come momento di un’attività più vasta, sia spirituale che pratica, racchiusa nella formula di un suo famoso discorso La Scienza e la Vita» 9. Antidemocrazia negli scrittori brescianeschi non ha altro significato che | di opposizione al movimento popolare-nazionale, cioè è spirito «economico-corporativo», «privilegiato», di casta e non di classe, di carattere politico-medioevale e non moderno. Cfr Quaderno 23 (vi), pp. 13-17. § (43). I nipotini di padre Bresciani. Libri di guerra. Quali riflessi ha avuto la tendenza « brescianistica » nella letteratura di guerra? La guerra ha costretto i diversi strati sociali ad avvicinarsi, a co¬