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io8o QUADERNO 8 (XXVIII) reale») *: nel Saggio si giudica il passato come «irrazionale» e «mostruoso », la storia del passato è un trattato di teratologia, perché si parte da una concezione «metafisica» (ecco invece perché nel Manifesto è contenuto il più alto elogio del mondo che pure si presenta come morituro)2. Cosi è da dire della concezione di una «oggettività» esteriore [e meccanica], che corrisponde a una specie di « punto di vista del cosmo in sé », che è poi quello del materialismo filosofico, del positivismo e di certo scientismo. Ma che cos’è questo punto di vista, se non un residuo del concetto di dio, appunto nella sua concezione mistica di un «dio ignoto»? Cfr Quaderno u (xviii), pp. 3 2 bis - 33. § (220). Un1introduzione allo studio della filosofia. Una filosofia della prassi non può presentarsi inizialmente che in atteggiamento polemico, come superamento del modo di pensare preesistente. Quindi come critica | del «senso comune» (dopo essersi basata sul senso comune per mostrare che « tutti » sono filosofi e che non si tratta di introdurre ex-novo una scienza nella vita individuale di « tutti », ma di innovare e rendere «critica» un'attività già esistente) e della filosofia degli intellettuali, che è quella che dà luogo alla storia della filosofia. Questa filosofia, in quanto «individuale» (e si sviluppa infatti essenzialmente nell’attività di singoli individui singolarmente dotati) può considerarsi come le « punte » di progresso del « senso comune », per lo meno del senso comune degli strati più colti della società. Ecco quindi che un avviamento o introduzione allo studio della filosofia deve esporre sinteticamente i «problemi» suscitatisi nel processo storico della filosofia, per criticarli, dimostrarne il valore reale (se ancora l’hanno) o il significato che hanno avuto come anelli di una catena e fissare i problemi nuovi attuali. Il rapporto tra filosofia « superiore » e senso comune è assicurato dalla « politica » cosi come è assicurato dalla politica il rapporto tra il cattolicismo degli intellettuali e quello dei «semplici». Che la Chiesa debba affrontare un problema dei «semplici» significa appunto che c’è stata rottura nella comunità dei fedeli, rottura che non può essere sanata con l’elevazione dei semplici al livello degli intellettuali (la Chiesa almeno non si propone più questo compito, « economicamente» impari alle sue forze attuali) ma con una «disciplina» di ferro sugli intellettuali perché non oltrepassino certi limiti nella « distinzione» e non la rendano catastrofica e irreparabile. Nel passato queste « rotture » nella comunità dei fedeli determinavano la nascita di nuovi ordini religiosi, intorno a forti personalità (Domenico, Francesco, Caterina ecc.). Dopo la Controriforma questo pullulare di forze nuove è stato isterilito: la Compagnia di Gesù è l’ultimo grande ordine, con carattere però repressivo e «diplomatico», che ha iniziato l’irrigidimento dell’organismo ecclesiastico. (Cfr la lista di nuovi ordini citati dal Papini per obbiettare al Croce-1: sono ordini di scarsissimo signi-