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I°78 QUADERNO 8 (XXVIII) mica si è venuta incardinando su una serie di produzioni di grande massa e queste sono in crisi: controllare questa crisi è impossibile appunto per la sua ampiezza e profondità, giunte a tale misura che la quantità diviene qualità, cioè crisi organica e non più di congiuntura. Einaudi fa ragionamenti appropriati per le crisi di congiuntura, perché vuol negare che esista una crisi organica, ma questa è «politica immediata», non analisi scientifica, è «volontà di credere», «medicina per le anime» e ancora esercitata in modo puerile e comico. S ( 217). Realtà del mcmdo esterno. Nelle sue Linee di filosofia criticay p. 159, Bernardino Varisco scrive: «Apro un giornale per informarmi delle novità; vorreste sostenere che le novità le ho create io con l’aprire il giornale? » \ Ciò che è stupefacente in questa proposizione è che sia stata scritta dal Varisco, il quale, se oggi si è orientato verso la trascendenza religiosa [e il dualismo], è stato « idealista »* dopo essere partito dal positivismo. Possibile che il Varisco ritenga che l’idealismo significa una cosa così banale e triviale? E quando era idealista, come concepiva la «soggettività» del reale? (Occorrerà leggere questo libro del Varisco per conoscerne la parte critica). La proposizione del Varisco ricorda ciò che scrive L. Tolstoi nelle sue Memorie d’infanzia e di giovinezza: il Tolstoi racconta che si faceva venire il capogiro, voltandosi improvvisamente per osservare se ci fosse stato un momento del « nulla » prima che il suo « spirito » avesse « creato » la realtà (o qualche cosa di simile: il brano del Tolstoi è molto interessante letterariamente)2. Che il Tolstoi desse alla proposizione dell’idealismo un significato cosi immediato e materiale può spiegarsi: ma il Varisco? E da osservare che proprio queste forme di critica del « senso comune » sono trascurate dai filosofi idealisti, mentre esse sono | di estrema importanza per la diffusione di un modo di pensare e di una cultura. Ricordare l’affermazione del Missiroli, riportata dalP« Italia Letteraria »3, e ricordare la « polemica sulla zucca » di Roberto Ardigò contenuta negli Scritti vari di R. A. raccolti e ordinati da G. Marchesini (Lemonnier, 1922): in un giornaletto religioso, il polemista (un prete della Curia vescovile) per distruggere PArdigò di fronte al pubblicò popolare lo chiamò su per giù « uno di quei filosofi che credono che il duomo (o la cattedrale locale) esiste perché essi lo pensano, e quando non lo pensano più, il duomo sparisce», con quale effetto di comicità nei lettori è facile immaginare e con risentimento dell’Ardi- gò che è positivista ed è d’accordo coi cattolici nel modo di concepire la realtà fisica *. Occorre dimostrare che la concezione «soggettivistica» trova la sua interpretazione «storica» e non speculativa [(e il suo superamen-