Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/309

984 QUADERNO 8 (XXVIIl) p. 314), in un capitoletto sui Ricordi ed affetti di Alessandro D'Ancona pubblicati dai Treves nel 1902 e che sarà apparso nella «Critica» dei primi anni (1903 o 1904): «Noto in quello ( " ricordo ” ) sul centenario del Leopardi una felicissima invettiva contro i critici letterari della cosidetta scuola lombrosiana: invettiva che per altro a me pare ormai superflua, avendo io udito, or è qualche settimana, uno di codesti solenni critici, Enrico Ferri, in una sua commemorazione dello Zola tenuta a Napoli, dichiarare circa la quistione se Verdi sia o no un genio: che egli, Ferri, non intendendosi punto di musica, ossia non essendo esposto alle seduzioni della malia di quell'arte, poteva perciò dare in proposito "un giudizio sulla sua obbiettività sincero" e affermare con pacata coscienza, che il Verdi è un "ingegno” e non un "genio”, tanto vero che suol tenere in perfetto ordine i conti dell’azienda domestica!» L'aneddoto è stato raccontato anche in altra forma: che cioè il Ferri si ritenesse il più adatto a giudicare obbiettivamente e spassionatamente chi fosse più grande genio, Wagner o Verdi, appunto perché non si intendeva affatto di musica1. § § ( 75 ). I nipotini del padre Bresciani. Giulio Bechi. Cfr l'articoletto di Croce («I seminatori di G. Bechi») riportato nelle Conversazioni critiche, Serie seconda, pp. 348 sgg. Il Croce dà un giudizio favorevole di questo romanzo e in generale dell'opera letteraria del Bechi, specialmente della Caccia grossa, sebbene distingua tra la parte « programmatica e apologetica» del libro e la parte più propriamente artistica e drammatica. Ma anche Caccia grossa non è essen- 25 bis zialmente | un libro da politicante e dei peggiori che si possano immaginare? \ § (76). Lorianesimo. In questa rubrica mi pare di non aver registrato pro-memoria A. O. Olivetti, che di diritto ci appartiene per ogni rispetto: come inventore di pensamenti genialissimi e come sconnesso e pretensioso erudito da bazar \