Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/291

966 QUADERNO 8 ( XXVIII ) travolto. In realtà il Kerensky ebbe molti successi relativi, e la sua linea politica non era sbagliata in sé; ma ciò contò poco neirinsieme delle forze scatenate intorno a lui, che erano incontrollabili da politici di tipo Kerensky, cioè dall’insieme delle forze sociali di cui Kerensky era l’espressione più adeguata. § (39). Lo «storicismo» di Croce. Lo storicismo di Croce è da mettere in rapporto con ciò che è stato osservato in note precedenti sui concetti di « rivoluzione passiva », di « rivoluzione-restaurazione », di «conservazione-innovazione» e sul concetto giobertiano di «classicismo nazionale » *. È questo dello « storicismo » uno dei punti e dei motivi permanenti in tutta l’attività intellettuale e filosofica del Croce e una delle ragioni della fortuna e dell’influsso esercitato dalla sua attività da trent’anni in qua. Il Croce si inserisce nella tradizione culturale del nuovo Stato italiano e riporta la cultura nazionale alle origini, ma vivificandola [e arricchendola] con tutta la cultura europea e depurandola da tutte le scorie magniloquenti e bizzarre del Risorgimento. Stabilire con esattezza il significato storico e polìtico dello storicismo crociano significa appunto ridurlo alla sua reale portata, spogliandolo della grandezza brillante che gli viene attribuita come di manifestazione di una scienza obbiettiva, di un pensiero sereno e imparziale che si colloca al di sopra di tutte le miserie e le contingenze della lotta quotidiana, di una contemplazione disinteressata dell’eterno divenire della storia umana. Cfr Quaderno 10 (xxxin), pp. 29 - 29 a. § ( 40 ). Rinascimento. Le statue viventi di Cuneo. Uno degli aneddoti cuneesi più graziosi: per la visita di Vittorio Emanuele II, l’amministra2Ìone della città raccolse dai dintorni i giovani fisicamente più prestanti, che, ingessati a dovere, furono collocati, prima della sfilata reale, su piedistalli in pose da statue antiche. Nello stesso tempo tutti i gozzuti furono rinchiusi nelle cantine. Al passaggio del re, le « statue » si disposero in ordine, dando l’impressione di un grande spettacolo di bellezza e di arte, ma dalle cantine le voci squarciate dei gozzuti fecero sentire una nota stonata: «Siamo noi i cuneesi, Cuneo siamo noi» ecc. I villaggi di Potiomkin non sono dunque solo una privativa della vec- '