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i93°-r932: (miscellanea) 903 rificandosi in tutte le sue provincie, vuol essere specialmente avvertito, perché esso è, al parer mio, uno dei sintomi più atti a dimostrare che siamo giunti a maturità civile e a pieno essere di coscienza come nazione»3. L’osservazione del Gioberti non è valida solo per la vita nazionale: ogni movimento storico innovatore è maturo solo in quanto vi partecipano non solo i vecchi ma i giovani e i maturi e le donne, cosicché esso ha persino un riflesso nella fanciullezza. §(66). Storia degli intellettuali italiani. Gioacchino Volpe nell'articolo (discorso) Il primo anno deWAccademia d'Italia («Nuova Antologia», 16 giugno 1930)1 a p. 494, tra i libri Tdi storiai che l'Accademia (Sezione di scienze morali-storiche) desidererebbe fossero scritti accenna: «O dedicati a quella mirabile irradiazione della nostra coltura che si ebbe fra il xv e xvii secolo, dall’Italia verso l’Europa, pur mentre dall’Europa muovevano verso l’Italia le nuove invasioni e dominazioni» \ § (67). Storia degli intellettuali italiani. Cfr Renaud Przezdziecki, Ambasciatori veneti in Polonia, «Nuova Antologia», i° luglio 1930': «La mancanza di una unità patria, di una dinastia unica, creava tra gli italiani uno stato di spirito indipendente, per cui ciascuno che fosse fornito di capacità politiche e diplomatiche, le considerava come un talento personale che poteva mettere, secondo il suo interesse, al servizio di qualunque causa, allo stesso modo che i capitani di ventura disponevano della loro spada. La diplomazia considerata come un libero mestiere, creava così, nei secoli xvii e xvm, il tipo del diplomatico senza patria, di cui l’esempio più classico è probabilmente il cardinale di Mazzarino»3. La diplomazia, secondo il Przezdziecki, avrebbe trovato in Italia un terreno naturale per nascere e svilupparsi: 1) vecchia cultura; 2) frazionamento «statale» che dava luogo | a contrasti e lotte politiche e commerciali e quindi 38 bis favoriva lo sviluppo delle capacità diplomatiche.