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788 QUADERNO 6 (vili) è «nazionale», ma di classe e assumerà forma «comunale» e locale non unitaria, non solo «politicamente», ma neanche «culturalmente». Nasce «dialettale» pertanto e dovrà aspettare la maggior fioritura del 300 [toscano] per unificarsi, fino a un certo punto, linguisticamente. L’unità culturale non era un dato esistente precedentemente, tutt’altro; esisteva una «universalità europeo-cattolica» culturale e la nuova civiltà reagisce a questo universalismo, di cui l’Italia era la base, con i dialetti locali e col portare in primo piano gli interessi pratici dei gruppi borghesi municipali. Ci tro- 51 bis viamo quindi in un periodo di | disfacimento e disgregazione del mondo culturale esistente, in quanto le forze nuove non si inseriscono in questo mondo, ma vi reagiscono contro sia pure inconsapevolmente e rappresentano elementi embrionali di una nuova cultura. Lo studio delle eresie medioevali diventa necessario (Tocco, Volpe, ecc.) \ Lo studio del Battaglia, Gli studi sul nostro duecento letterario, «Leonardo», gennaio-febbraio-marzo 1927, è utile per i richiami bibliografici, ecc. \ §(117). Passato e presente. «Una resistenza che si prolunga troppo in una piazza assediata è demoralizzante di per se stessa. Essa implica sofferenze, fatiche, privazioni di riposo, malattie e la imminenza0 continua non già del pericolo acuto che tempra, ma del pericolo cronico che abbatte». Carlo Marx, Quistione Orientale, articolo del 14 settembre 1855 (Opere politiche, tomo Vili, p. 22) § ( 118 ). Il Rinascimento. Origini (cfr nota p. 50 bis) \ Si confondono due momenti della storia: 1) la rottura con la civiltà medioevale, il cui documento più importante fu l’apparizione dei volgari; 2) l’elaborazione di un «volgare illustre», cioè il fatto che si raggiunse una certa centralizzazione fra i gruppi intellettuali, cioè, meglio, tra i letterati di professione. In realtà i due momenti, pur essendo collegati,

  • Nel ms una variante interlineare: «presenza».