Pagina:Gramsci - Quaderni del carcere, Einaudi, II.djvu/111

786 ♦ QUADERNO 6 (vili) essi «potevano studiare», ma alcuni lo fecero (Settembrini, per es.), altri no (Nicotera, per es.) e quindi la ragione addotta dal Martini, per non essere universale, non è valida. La ragione deve essere ricercata altrove e cioè nella scarsa coscienza di classe rivoluzionaria di molti di quegli uomini e dei doveri che spettavano a ogni elemento di tale classe; so bis cioè scarsa passione politica | da non confondersi col fanatismo e settarismo, che invece abbondavano. Su Vittorio Emanuele II il Martini racconta a pp. 152- 153 questo aneddoto riferitogli da Quintino Sella: NelPot- tobre 1870 Vittorio Emanuele ricevette a Palazzo Pitti la deputazione romana che gli portava il plebiscito di Roma. Presenti Lanza e Sella. Il Sella gli disse: «Vostra Maestà deve essere oggi molto lieta». Vittorio Emanuele rispose: «Ca staga ciutu; am resta nen aut che tireme un coulp de revolver; per Pon c’am resta da vive ai sarà pi nen da piè». Perciò il Sella chiamava Vittorio Emanuele «Pultimo dei conquistatori» \ §(115). I nipotini di padre Bresciani. Angelo Gatti. Suo romanzo Ilia e Alberto pubblicato nel 1931 (vedi)1: romanzo autobiografico. Il Gatti si è convertito al cattoli- cismo gesuitico. Tutta la chiave, il nodo centrale del romanzo, è in questo fatto: Ilia, donna sana, riceve in bocca gocciole di saliva di un tubercolotico, per uno starnuto o un colpo di tosse (o che so io — non ho letto il romanzo, ma solo delle recensioni) o altro; diventa tubercolotica e muore. Mi pare strano e puerile che il Gatti abbia insistito su questo particolare meccanico ed esterno, che pure nel romanzo deve essere importante, se un recensore ci si è trattenuto \ Ricorda le solite sciocchezze che le comari dicono per spiegare le infezioni. Forse Ilia stava sempre a bocca aperta dinanzi alla gente che le tossiva e le starnutava sul viso in tramvai e nelle calche dove si sta pigiati? E come ha potuto accertare che proprio quella sia stata la causa del contagio? O si tratta di un ammalato che a bella posta infettava la gente sana? È veramente strabiliante che il Gatti si sia servito di questa ficelle per il suo romanzo.