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52 | quaderno i (xvi) |
Nel Partito d’Azione non troviamo questo spirito giacobino, questa volontà di diventare «partito dirigente». Occorre tener conto delle differenze: in Italia la lotta si presentava come lotta contro i vecchi trattati e contro la potenza straniera, l’Austria, che li ❘40 rappresentava e li sosteneva in Italia con le armi, occupando il Lombardo-Veneto ed esercitando un controllo sul resto del territorio. Anche in Francia il problema si presentò, almeno in un certo senso, perché ad un certo punto la lotta interna divenne lotta nazionale combattuta alla frontiera, ma i giacobini seppero trarne elementi di maggior energia: essi compresero bene che per vincere il nemico esterno dovevano schiacciare all’interno i suoi alleati e non esitarono a compiere le stragi di settembre. In Italia questo legame che pur esisteva, esplicito ed implicito, tra l’Austria e una parte almeno delle alte classi nobiliari e terriere, non fu denunziato dal Partito d’Azione o almeno non fu denunziato con la dovuta energia: in ogni modo non divenne elemento politico attivo. Si trasformò, curiosamente, in una quistione di maggiore o minore dignità patriottica e dette poi luogo a uno strascico di polemiche acrimoniose, ma sterili fino al 98 (cfr articoli di «Rerum Scriptor» nella «Critica Sociale» e il libro di Bonfadini Cinquantanni di patriottismo)*.
Ricordare a questo proposito la quistione dei «costituti» di Federico Confalonieri; il Bonfadini nel suo libro su citato afferma che i «costituti» si trovano nell’Archivio di Stato di Milano; mi pare accenni a 80 fascicoli*; altri hanno sempre negato che i «costituti» esistessero in Italia e così spiegavano la non pubblicazione; in un articolo sul «Corriere della Sera» del senatore Salata, incaricato dal Governo di far ricerche negli Archivi di Vienna sulla storia italiana, si diceva, verso il 24 o 25, che i «costituti» erano stati da lui trovati*. Ricordare il fatto che in un certo periodo la «Civiltà Cattolica» sfidò i liberali a pubblicarli, affermando che essi, conosciuti, avrebbero nientedimeno fatto saltare in aria la ❘40 bis unità italiana*. Il fatto notevole nella quistione Confalonieri consiste in questo: che a differenza di altri patriotti graziati dall’Austria, il Confalonieri, che pure era un rimarchevole uomo di Stato, si ritirò dalla vita politica attiva e mantenne, dopo la sua liberazione, un contegno molto riservato. Tutta la quistione del Confalonieri è da esaminare, insieme con l’atteggiamento tenuto al processo da lui e dai suoi compagni, anche su un esame più approfondito delle memorie scritte dai singoli, quando le scrissero: per le polemiche che suscitò, interessanti le memorie del francese Alessandro Andryane1 in parte piccolissima pubblicate da Rosolino Guastalla in una edizione Barbera, che, mi pare, se attaccò il Pallavicino per la sua debolezza, tributa invece molto rispetto al Confalonieri*.
A proposito delle difese fatte anche recentemente dell’atteggiamento tenuto dall’aristocrazia lombarda verso l’Austria, specialmente dopo l’insurrezione del febbraio 53 e durante il viceregno di Massimiliano, ricordare che Alessandro Luzio, la cui opera storica è com-
- ↑ Nel ms il nome di Alessandro Andryane è aggiunto in periodo successivo, in sostituzione di alcune parole cancellate.