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(xill) re studiare questi elementi per svilupparli criticamente. Vedere le obbiezioni non verbalistiche della scuola del Gentile ai « distinti » del Croce; risalire allo Hegel: è «completamente» esatta la riforma dello hegelismo compiuta dal Croce-Gentile? Non hanno essi reso più « astratto » lo Hegel? non ne hanno tagliato via la parte più realistica, più storicistica? e non è proprio d$ questa parte [invece] che è nato essenzialmente il marxismo? Cioè il superamento dell’hegelismo fatto da Marx non è lo sviluppo storico più fecondo di questa filosofia, mentre la riforma di Croce-Gentile è appunto solo una «riforma» e non un superamento? E non è stato proprio il marxismo a far deviare Croce e Gentile, che ambedue hanno cominciato dallo studio del Marx? (per ragioni implicitamente politiche?) Vico - B. Spaventa come anello di congiunzione rispettivamente per il Croce e il Gentile con l’hegelismo: ma non è questo un far arretrare la filosofia di Hegel a una fase precedente? Può essere pensato Hegel senza la Rivoluzione Francese e le guerre di Napoleone, senza, cioè, le esperienze vitali e immediate di un periodo storico intensissimo in cui tutte le concezioni passate furono criticate dalla realtà in corso in modo perentorio? Cosa di simile potevano dare Vico e Spaventa? (Anche Spaventa, che partecipò a fatti storici di portata regionale e provinciale, in confronto a quelli dall’89 al 1815 che sconvolsero tutto il mondo civile d’al- lora e obbligarono a pensare «mondialmente»? Che misero in movimento la « totalità » sociale, tutto il genere umano concepibile, tutto lo «spirito»? Ecco perché Napoleone può apparire a Hegel «lo spirito del mondo» a cavallo!) Quale «movimento» storico reale testimonia la filosofia di Vico? Quantunque la sua genialità consista appunto nell’aver concepito il vasto mondo da un angoletto morto della storia, aiutato dalla concezione unitaria | e cosmopolita del cattolicismo... In ciò la differenza essenziale tra Vico e Hegel, tra dio e Napoleone - spirito del mondo, tra la pura speculazione astratta e la «filosofia della storia» che dovrq portare alla identificazione di filosofia e di storia, del fare e del pensare, del « proletariato tedesco come solo erede della filosofia classica tedesca»2. Cfr Quaderno 10 (xxxm), pp. 25 a - 26 a. § {57)' Vincenzo Cuoco e la rivoluzione passiva. Vincenzo Cuoco ha chiamato rivoluzione passiva quella avutasi in Italia per contraccolpo delle guerre napoleoniche. Il concetto di rivoluzione passiva mi pare esatto non solo per l’Italia, ma anche per gli altri paesi che ammodernarono lo Stato attraverso una serie di riforme o di guerre nazionali, senza passare per la rivoluzione politica di tipo radicale-giacobino. Vedere nel Cuoco come egli svolge il concetto per l’Italial. 1930-1932: (